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Tornare sulla “povertà educativa” è sempre frustrante. La causa di molte altre povertà nasce da questa e non occorre aver studiato per comprenderlo (sic.)
La cosa che sopra ogni altra, e molti dati li trovate (qui), dovrebbe spaventare è che ci vogliono cinque generazioni affinché un bambino possa aspirare a migliore quello che viene definito (non sempre correttamente) il suo “status” sociale.
Se sei povero, non studi: se sei povero, quasi nessuno ti aiuterà, non verrai portato a comprendere l'importanza dello studio, non capirai un testo, non saprai far di conto. E tutto ciò che non avrai non è un problema che realmente sia affrontato, in questo Stato. La parabola discendente che si sarebbe potuta arrestare con la tecnologia, il progresso e l'intelligenza della responsabilità sociale, non viene fermata. Anzi, è alimentata dalla sproporzione di una società che non ammette che tu sia ignorante, ma non fa nulla perchè tu non non lo sia.
Che non combatte la povertà con i soldi, ma che ti mette all'angolo perchè i soldi non li puoi fare con il tuo cervello.
Frustrante, a questo punto, è poco.
(A&D)
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E' così. Amo i film lunghi, lenti e anche verbosi. Da due anni in qua, “Oppenheimer” (qui l'essenziale) ha catalizzato di tutto: sui #socialmedia credo di non aver mai visto così tante “recensioni”, così variegate opinioni e maree di cazzate (ma questo stupisce meno.)
Come per tutte le opere cinematografiche, o musicali, o artistiche, gli unici occhi ed orecchie che contano davvero sono i nostri. Niente di ciò che pensiamo è realmente originale: il mondo ci influenza, ogni persona lo fa. Come arriviamo ad una conclusione sta a noi, però. Proprio ieri ho letto perfino una critica del tutto politica a questa pellicola. Un universo che racchiude in sè ogni cosa te la fa anche apprezzare. Poi li apri, quegli occhi. Essere semplicemente lì a farsi prendere da una storia -fin troppo zeppa di nomi, ma quello è- potrà mai essere una colpa? Di certo per le menti fini sì. Per coloro che amano essere alternativi a tutto e tutti pure. Per chi va a mangiare il popcorn certamente. Per chi pensa di sapere tutto, sempre, assolutamente.
Per me, che ho ancora voglia di emozioni, solo un film stupendo.
(D.)
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Dieci righe 113

Decisamente l'#Italia è un paese che tende a scansare le priorità, le emergenze. Il paragone che ci viene più semplice è quello delle transenne: ci sono città, in questo paese, dove vengono messe a segnalare un qualche lavoro in corso e ci restano fisse per anni, come il buco da riparare (in molti casi non è di più.)
L' ennesima riprova, sulla pelle sempre degli altri, è rinviare ad Ottobre (a Novembre non si poteva, sembrava brutto) la “discussione” sul #salariominimo -(qui)–.
Di certo non cambierà tanto, vista la quasi totale contrarietà di un Governo che non sta facendo nulla di concreto per i milioni di lavoratori che non riescono a sopravvivere. Non è di certo compito suo pensare a quisquilie come la povertà lavorativa, quella energetica, l'inflazione, il prezzo dei beni di prima necessità. Non scherziamo. Uno #Stato che si rispetti para il culo alla contrattazione sindacale (stendiamo il velo, per favore), alla domanda e non guarda su chi lucra per l'offerta, sempre bassa. Uno Stato serio non fa patrimoniali sui più ricchi. Ci vuole asserviti e muti, magari morti, che non pesiamo sulle pensioni.
Chissà se coloro che continuano a difenderlo, dopo averlo votato, si accontentano delle briciole e di una vita difficile.
Probabilmente sono così convinti da rasentare l'idiozia o di esserci già sprofondati da tempo.
(A&D)
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Dieci righe 112

Nel finale di “Otto ½” di #FedericoFellini, c'è la giostra di personaggi. Tutti, anche solo quelli immaginati da Guido, il protagonista (“Snaporaz” è più bello, però), sono lì. Anche lui e sua moglie si uniscono a questo girotondo immenso sulle note di #NinoRota. E' una liberazione, è un'accettazione dell'incompiutezza, la consapevolezza che possa esistere la felicità seppur intrisa di una totale mancanza di logica. Il regista del film, che è il regista del film, corre invano per comprendere che la comprensione è irraggiungibile.
A me sembra una metafora perfetta, dopo sessant'anni, della illogica logica dei #SocialMedia: un correre affannato dietro a se stessi, in una sorta di cerchio in cui la fine è vedersi di spalle davanti a milioni di altri.
Non è affermare che siano inutili, dato che sarebbe perlomeno ipocrita detto da chi li usa. Diciamo che la ricerca di un senso a questi mezzi declina sempre più verso una imperfezione che si maschera dietro alla parola “Social”, al #sociale. Che è tutt'altro, sempre detto personalmente. E poi, da qualche mese, sento che è meglio non esserci sempre e per forza. In maniera altalenante, certo. Perchè non scordiamo che ogni cosa che abbiamo inventato e che inventeremo è destinata a finire od a evolversi. Non è pessimismo, ma quello che è. E questa cos la ripeto da anni, con molte persone concordi.
Sarebbe auspicabile una sorta di nuovo realismo, un disincanto, un battere il tempo in maniera che può andare oltre ad un ritmo imposto.
Sempre scritto da chi non è nessuno, consapevolmente.
(D. con A.)
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Dieci righe 109

“L’abbondanza: gioia e dolori del capitalismo. Ha dato a miliardi di persone la capacità di dire io e dolore ad altre persone perché quella dichiarazione di individualità non piace...“.
Ancora sull'articoletto di #Elkann in un ottimo pezzo di Antonio Pascale (qui).
La #Repubblica non ritiene doveroso prenderne le distanze (d'altro canto lo ha pubblicato, no?), nonostante i suoi giornalisti lo abbiano sconfessato.
La mentalità da schiavi, quelli buoni, quelli che stavano nelle case dei padroni e trattavano i loro simili peggio dello schiavista, è in ascesa.
Anzi. Mai come oggi nel mondo del lavoro e nella società questi soggetti di moltiplicano, si rendono essi stessi zoccolo duro di una società profondamente squilibrata.
Resistere a questa spinta massiccia è sempre più difficile: le fila di coloro che cedono a questo lato, più comodo, più realista del re, più facile da comprendere, si assottigliano di ora in ora.
La fine è nota, per tutti, ma il delirio di contare qualcosa è così piacevole da indurre alla stupidità.
Credendo, ovviamente, di aver capito quasi tutto.
Manca solo una piccola cosa: del vostro tutto non resterà nulla.
(A&D)
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Dieci righe 108

Prima la “Cooperativa” dei #ServiziFiduciari di #Sicuritalia. Adesso la #Mondialpol (qui). Da anni i lavoratori della “Sicurezza privata” sopravvivono al #caporalato, alle paghe praticamente da fame, alla disorganizzazione, alla mancanza di professionalità, a “responsabili” inetti ed arroganti. Naturalmente quasi del tutto inascoltati. Mentre un #Tajani qualsiasi liquida il discorso sul #SalarioMinimo con un idiota “...non siamo mica in URSS”, migliaia di famiglie diventano più povere, nonostante i loro componenti lavorino. Eccome, se lo fanno, in queste aziende: anzi, per poter arrivare a mille euro al mese bisogna distruggersi anima e corpo con gli straordinari. Ma manca sempre un pezzetto, al discorso. Quello degli appalti, dei clienti. A questi ultimi non frega nulla delle condizioni lavorativi di queste persone. Basta che il servizio si assicurato. Ed allora è un sistema che non va, che non potrà mai andare. Lavarsene, con accuratezza le mani, con la ipocrita solidarietà di facciata gli permette di alzare i profitti. Crediamo sia passato da molto il tempo della protesta. Ci dovrebbe essere quello di una vera rivoluzione. Ma con chi?
(A&D)
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Dieci righe 107

I dati #Invalsi li trovate ovunque (anche (qui)), con considerazioni a bizzeffe. Non ci preme sottolineare alcunché, al riguardo. Piuttosto si può rimarcare (l'#Italia è lo Stato principe delle ripetizioni a vanvera) come la questione sulla preparazione scolastica stia a monte, molto a monte. Sta nella scarsità di finanziamenti, per dire: sulla bassissima attenzione allo stato #Sociale, per cui chi viene da una famiglia con livello retributivo e scolastico bassi non potrà avere figli che escono da quella situazione perchè oggettivamente impossibilitati a farlo. Dal fatto che gli insegnanti sono pagati poco, che i concorsi sono macchinosi e con graduatorie infinite. Da tutta una serie di motivi, quindi, che rendono l'istruzione italiana carente, poco aderente al mondo che si evolve, per nulla attrattiva. I numeri sono quasi sempre freddi, ma la verità è che risultano bollenti e questo #Governo, come i precedenti, getta solo benzina sul fuoco, incapace com'è di generare condizioni per un futuro migliore.
Sa solo rifugiarsi in un passato vanaglorioso e inutile per i giovani.
Sta condannando l'Italia a un ruolo muto.
E gli va bene così, è evidente.
(A&D)
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Dieci righe 107

Battutine, barzellette a fondo sessuale, #avances: un dipendente su quattro vittima di molestie sul lavoro. I dati emergono da un progetto realizzato da “Legacoop Fvg” e “Inail”: tra i casi emersi dal report ci sono pure le molestie tra donne (solitamente in diverse posizioni gerarchiche.) Quindi la vicenda, arrivata con ampio risalto ovunque della “toccatina” del bidello -un approfondimento e una prospettiva più particolareggiata le trovate (qui)– non è certo una cosa rara. Lo sanno anche i sassi. Il report di cui sopra è semplicemente un' altra conferma dell'andazzo generale che non scema per nulla. Si comprende una mancanza di cultura del rispetto che non può essere liquidata come troppo repressiva: una molestia non ha un indice fisso (seppur la #legge sia comprensiva all'eccesso) e non è percepita da tutti nella stessa maniera. Verremo tacciati di troppa rigidità, ma anche un complimento benevolo, se reiterato, se asfissiante, può infastidire. Pare che tenere la bocca chiusa sia per molti uomini e donne, in #Italia, sintomo di stupidità. Dovrebbe essere, invece, una qualità da applicare in una miriade di situazioni diverse.
Anche per evitare di passare per cretini, se non altro.
(A&D)
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Dieci righe 106

Nel rapporto di #Legambiente sui #reatiambientali (qui) ritroviamo un'immagine dell'#Italia che possiamo ben conoscere semplicemente girandola. Il cemento abusivo la fa da padrone ed in tempi di discussione sui finanziamenti del #PNRR si continua a infrangere la legge, ben consapevoli che perfino i cosiddetti professionisti spesso cercano la via più semplice. Quasi mai è quella dell'onestà. Nel mentre, che è una cosa storica, ci mangiamo il territorio, lo depauperiamo, lo cambiamo, lo soffochiamo. E dobbiamo sottolineare anche che, secondo la nostra modestissima opinione, anche gettare una “cicca” o una cartaccia per terra, abbandonare rifiuti dopo una festa tra amici nei parchi o sui sentieri sono reati ambientali.
L' educazione è alla base di tutto e non ci sono lauree che tengano.
Cosa semplice da capire e da attuare.
(A&D)
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Dieci righe 105

Girare intorno al pero è sport nazionale. Quindi: non ci sono più strutture di “serie B” (tutta fighetteria), c'è una domanda altissima e i prezzi si adeguano e li hanno aumentati a ragione tutti. Sì, stiamo parlando del must mondiale per eccellenza. Le #vacanze. Siamo pieni zeppi di turisti, dice la presidente di #Enit. Bene. Insomma. Quasi. Forse no. A parte la nostra idea, non per forza condivisibile, che, ormai, non ci si muove più in nessun luogo, la cosa evidente è che tutti hanno ragione, ma in #Italia lo stipendio medio non sale. Non lo fa da vent'anni. Quindi, senza essere economisti, è quello il dislivello. Se non ci pagano, gli aumenti così ben difesi ve li tenete. Ci dispiace per le varie categorie, quella dei lavoratori sfruttati nel turismo sopra tutti, ci stracciamo le vesti per i gestori (sic), ma che volete da milioni di persone che sopravvivono? Desiderate che facciano i debiti per stare una settimana stressati in mezzo a milioni di altri? A noi sembra che stiamo facendo una sorta di “razzismo” verso chi non ce la può fare mai. Al limite della truffa. Anzi, superandolo spesso.
Il caldo è gratis, però. Anzi, nemmeno quello. Questo è il paese del sole.
Benvenuti.
(A&D)
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