Le profonde montagne del karma

“Le profonde montagne del karma” è uno dei versetti dell 'Iroha, forse il più perfetto pangramma mai composto: un testo che utilizza ogni carattere di un alfabeto – in questo caso, il sillabario giapponese – esattamente una volta. I miei ringraziamenti vanno al caro amico Wim per avermi introdotto all'Iroha.

Testo calligrafato con inchiostro indiano su due pezzi di carte washi. Periodo Meiji-Taisho, inizi del XX secolo, Giappone. Cornice acrilica. L'ultima frase del Poema, 'e-hi-mo-se-su-n', è mancante. Alcune macchie e un degrado da invecchiamento sono evidenti “.

E' per me di particolare interesse che l'Iroha sia stato inizialmente attribuito a Kūkai, il fondatore della setta esoterica buddista giapponese “Shingon”, della cui vita e pensiero ho di recente appreso grazie all'affascinante libro di Massimo Raveri Il Pensiero giapponese classico (ISBN 9788806165871).

Una lettura affascinante ed altamente consigliata: il libro di Massimo Raveri [Il Pensiero giapponese classico] (https://www.einaudi.it/catalogo-libri/filosofia/testi-generali/il-pensiero-giapponese-classico-massimo-raveri-9788806165871/).

Wikipedia fornisce gentilmente la traduzione inglese del professor Ryuichi Abe, che io ho cercato di rendere in italiano come segue:

Anche se il suo profumo persiste ancora la forma del fiore si è dispersa Per chi mai la gloria di questo mondo resterà immutata? Lasciandoci oggi alle spalle le profonde montagne dell'esistenza evanescente Mai più ci lasceremo andare alla deriva, come ubriachi, nel mondo dei sogni superficiali.

Non vi sembra quasi la contropositiva di “Forse un mattino andando in un'aria di vetro”? E quella frase, “la forma del fiore”, non ci fa pensare a Umberto Eco? “Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus”...


“Le profonde montagne del karma” è anche un Grundgestalt, disponibile su

Inizia con un assolo di pianoforte, quindi entra un flauto uduhachi, seguito da congas; seguono basso e percussioni; poi baya suwuk, e infine percussioni africane. I vari strumenti poi escono uno per uno, come gli attori dalla scena di uno spettacolo teatrale, fino a quando solo il primo e l'ultimo rimangono sul palco e concludono il pezzo. Mi fa pensare a Pirandello più che al teatro giapponese...


Ho composto questo brano il 26 luglio 2020. © Eidon (Eidon@tutanota.com). Tutti i diritti sono riservati.