All'improvviso il respiro
Articolo ad alto contenuto erotico.
Era una di quelle sere d'Autunno, quando il cielo si fa buio troppo presto ed una malinconia ti prende allo stomaco. Il tempo minacciava pioggia, ma io avevo bisogno di uscire, di stare fuori casa. Aprii l'armadio e per caso trovai il vestito usato a capodanno di due anni prima. Era un tubino nero luccicante, molto corto e scollato. Ma si, mi dissi, chi se ne frega me lo metto e me ne vado al bar. Ma l'appetito vien mangiando e mi misi a fare un outfit da urlo. Mutantine di pizzo nero, calze autoreggenti nere e scarpe tacco 12. Un makeup adatto e una sistemata ai capelli completarono l'opera. Però, mi dissi, che pezzo di gnocca. Presi una borsa adatta e scesi giù.
Chiamai un taxi e mi feci portare ad un bar dall'altra parte della città, non volevo incontrare qualcuno che mi conoscesse. Scesi dal taxi ed entrai nel bar. Era un bel locale, con molte coppie sedute ai tavoli. Non volevo stare seduta da sola e mi sistemai al bancone, senza sedermi ma solo appoggiata allo sgabello. Poggiai la pochette sul banco e chiesi una vodka, guardandomi intorno. Subito mi accorsi che una donna mi osservava. Sembrava uno sguardo interessato, al vestito o a me. Già un pò brilla, la guardai avvicinarsi a me.
I nostri sguardi si incrociarono, lei mi guardava come il leone guarda la gazzella da sbranare. “Ti andrebbe un'altra? offro io” mi chiese. Non risposi e lei lo prese per un si. Alla seconda vodka mi sembrò di sentire la sua sua mano infilarsi sotto il vestito, dalla parte posteriore. Istintivamente mi voltai indietro, non per rifiutare quella carezza, ma per vedere se qualcuno se ne era accorto.
Tutti si stavano facendo gli affari loro. La sua mano impertinente non mi dava fastidio, anzi, mi stava salendo un fuoco da dentro come mai mi era capitato. Mi avvicinai di più per sentire meglio le sue dita. All'improvviso, senza alcun preavviso, mi infilò l'altra mano davanti, nelle mutandine, toccando il mio sesso già bagnato. Questa volta il barista se ne accorse, si avvicinò e ci sussurrò che dovevamo finirla, che quello era un locale per bene.
“Che stronzo” mi disse lei, “dice così perché siamo due donne, adesso gli facciamo un bello scherzetto”. Ordinò un altro giro e quando il barista si girò di spalle mi sussurrò: “Scappiamo senza pagare”. “Sei matta?” risposi. Lei non perse tempo, “prendi la borsa” mi disse, mi prese per mano e cominciò a trascinarmi correndo. “Ma che fai” le dicevo con voce preoccupata, “zitta e corri” mi rispose. Io non potevo più fermarmi, ormai la figuraccia era fatta.
Mi tolsi le scarpe ed iniziai a correre a piedi nudi. Facemmo una corsa fino alla sua macchina, col barista che ci inseguiva bestemmiando. “Sali presto !” gridò, e partì sgommando a tutta velocità. Iniziammo a ridere pensando alla faccia del barista e degli altri clienti. Lei non perse tempo, infilò la mano destra sotto il vestito cercando l'interno delle mie cosce. Svoltò in un vicolo completamente buio e spense i fari. “Qui siamo al sicuro, nessuno ci vede”.
Mi sentivo una puttana, ma ero eccitatissima, mi alzai il vestito, mi tolsi le mutandine e le salii a cavalcioni. Cominciammo a baciarci come assatanate. La sua bocca quasi divorava le mie labbra, le sue mani mi spingevano la testa contro la sua. Iniziai a muovere il bacino su di lei, volevo le sue mani su di me, sui miei fianchi, sul mio seno. “Ti porto a casa” disse, senza nemmeno chiedermi se volevo, ripartì di corsa. Dopo circa un quarto d'ora di macchina, fummo davanti a casa sua. Era un palazzo antico, di quelli dove ci trovi gli studi degli avvocati o dei notai. Stavamo per salire le scale quando lei mi chiese di togliermi le scarpe. “Sei troppo sexy a piedi nudi” mi disse. La accontentai subito, anche perché sulle scale c'era un tappeto rosso che mi faceva sentire come una stella del cinema. Entrammo da lei, era un appartamento di lusso, con parquet dappertutto e arredato con pezzi di antiquariato.
Doveva essere una donna di classe e di sicuro benestante. “Come ti chiami, puttana” mi chiese a bruciapelo. Quella sua durezza mi eccitò ancora di più. “Sono Alessandra” biascicai, mentre lei mi trascinava su un letto. “Sei mai stata con una transessuale ?” mi chiese. Io restai sorpresa, ma la cosa non mi dispiaceva. “No, risposi. No ci sono mai stata, ma qualcosa mi dice che stanotte proverò”. Mi aiutò a sfilare il vestito e mi guardò nuda. “Sei una bella cavalla”, mi disse, “apri le gambe che ho voglia di prenderti”. Io subito obbedii, e sentii il suo sesso dentro di me, come non avevo mai sentito nessun uomo. Mi trattava con la sensibilità di una donna e con la durezza di un maschio.
Passai una notte di passione, come non mi succedeva da anni, o forse non mi era mai successo prima. Ci addormentammo che il sole era già spuntato.
Mi svegliai, lei non c'era. Al suo posto un biglietto: “Sei una donna fantastica, non buttarti mai via. Quando esci tirati la porta. Ci rivedremo, forse, puttana”.
Mi alzai, in bagno era tutto pronto per una doccia. Mi rivestii ed uscii da quella casa. Non guardai il nome sulla porta, sapevo che era stata l'avventura di una sola notte. Una notte inaspettata e sensuale.
Giada Alessandra Nefertiti Grace