Il mio rapporto con Dio
Chi ha letto qualche mio articolo su questo blog (saranno 2-3 persone) può aver dedotto che sono atea, o agnostica o qualsivoglia cosa ma non cattolica. In realtà non è così. Sono nata in una famiglia cattolica praticante, battezzata, fatta la prima comunione, cresimata, sposata e se c'era qualche altro sacramento a parte l'estrema unzione io l'avrei ricevuto.
Sono stata scout per 20 anni, ho frequentato l'Azione Cattolica, le mie giornate passavano all'ombra della chiesa, nel cortile di un convento, nelle “sale giochi” del parroco (Quando le sale giochi erano un tavolo da ping-pong). I miei amici erano tutti là, nell'ambito cattolico, in parrocchia.
Arrivò, comunque, anche per me il momento di mettere in discussione la religione. Avevo circa 15 anni, e mi chiedevo il perché di tante cose. Mi chiedevo anche se la mia fede era dovuta ad un'abitudine o ad un ragionamento logico. Dovevo accontentarmi di far parte del gregge oppure avrei dovuto mettere tutto in discussione. La risposta mi arrivò una sera d'estate.
Eravamo ad un campo scout, in una zona di campagna, senza case nelle vicinanze. Era circa mezzanotte, facemmo la solita veglia di preghiera e poi saremmo dovuti andare a dormire. Invece io restai, sdraiata in mezzo ad una strada dove non passavano auto, con lo sguardo rivolto in alto, guardavo le stelle. L'Orsa maggiore, l'Orsa minore, la stella Polare, Cassiopea... il mio sguardo andava oltre... sempre più oltre... ebbi la mia risposta.
Il vuoto che vidi in alto si proiettò anche in basso, sentii il moto della terra che girava e la mia anima felice. Qualche lacrima fece capolino, timida. Fu la prima volta che percepii la presenza di Dio.
Essere cattolici oggi significa essere fuori moda. Dichiararsi cattolici è più difficile che fare “outing” dichiarandosi omosessuali. In questo la Chiesa ha una grossa responsabilità. La Chiesa è la peggior nemica di sé stessa.
Ci sono sacerdoti che sono l'antitesi dell'essere cattolico. Per fortuna, durante la mia giovinezza ho conosciuto persone veramente innamorate di Dio, persone speciali che hanno rinunciato alla comodità di un convento in Italia per andarsene in Africa tra gli stenti e le malattie. Per me il vero sacerdote è solo il missionario.
Sento Dio in tutte le cose, lo sento vivere accanto a me, lo riconosco negli altri, nella natura, ma soprattutto nell'amore. Io e Lui siamo buoni amici. Però io non sono certo un tipo obbediente. Sono capricciosa, non mi piacciono le regole, seguo il cuore ovunque mi conduca, anche nelle strade più sbagliate.
Sono convinta che nell'amore nulla possa essere sbagliato. Amo l'amore in tutte le sue forme. Sono fatta così, Lui lo sa benissimo. Però non faccio del male. Mai volutamente ho fatto soffrire qualcuno. Non pratico la vendetta, il rancore. Anzi, vengo spesso calpestata senza reagire. Mi offro senza barriere, con l'anima nuda, e spesso ho preso coltellate e me le sono tenute.
In SL vivo la mia vita da donna, da femmina lesbica e a volte con qualche “variazione”. Pratico sesso virtuale, amore a distanza, amicizia di tastiera. Non sono una persona che colpisce, per conoscermi ci vuole tempo. Chi mi conosce, e sono poche persone, potrà giudicarmi. Io non giudico mai, ma mi offro volentieri al giudizio degli altri. Mi fa riflettere. Sono un'anima strana, in mezzo al guado tra donna e uomo. Amo l'amore e lo desidero, lo raccolgo, mi accontento anche delle briciole. Lui lo sa, perdonerà le mie intemperanze, le mie stranezze, perché Lui mi ha fatto e mi conosce. Più di tutti.
Giada Alessandra Nefertiti Grace