Il dono di sé

(Questo racconto è frutto di fantasia)

(ATTENZIONE! Alto contenuto erotico)

Sentii il rumore delle chiavi nella serratura e la vidi entrare, col suo vestito nero e le calze con la riga dietro. La vidi togliersi le scarpe e lasciarle sul pavimento. Avrei pensato io a toglierle. Percorse il corridoio ed entrò in cucina, solo allora mi vide. “Oi, sei qui” mi disse come se fosse sorpresa. Io stavo finendo di preparare il puré. Mi ero messa completamente nuda, con solo il grembiule davanti.

Era inutile vestirmi, tanto lei mi avrebbe spogliato nel giro di due minuti. Era solita fare così, quando rientrava stanca dal lavoro, le piaceva giocare col mio corpo. Mi abbracciò da dietro, mettendo le mani sui miei fianchi, poi risalì fino al seno, cominciando a giocare coi capezzoli. “No dài, fammi almeno finire il puré” dissi, con la voce già tremolante e le labbra che iniziavano a schiudersi. Per tutta risposta scese con le mani tra le mie gambe, a carezzare il pube come se fosse lei la padrona, come se il mio corpo le appartenesse e io non potessi opporre resistenza.

Spensi la fiamma e mi voltai, lei mi tolse con calma il grembiule, che mi scivolò ai piedi. “Fatti guardare” mi disse allontanandosi, “lo sai che sei una gran figa?”. Le feci un sorriso, mi piacevano i complimenti, mi piaceva mostrarmi nuda a lei e mi piaceva come mi trattava. “Però stamattina mi sono trovata un brutto brufolo proprio qui, sulla faccia...” dissi, “fammi vedere bene...” rispose lei e si avvicinò al mio viso, schiuse le labbra e iniziò a baciarmi, con passione e con voglia, mentre la sua mano scivolava tra le mie gambe.

Io mi sentii sciogliere tutta, mi abbandonai a lei offrendo tutta me stessa. In quei momenti la amavo talmente tanto che avrei accettato ogni cosa da lei. “Non vestirti” mi disse, voglio cenare con te nuda sul tavolo. Subito sentii un brivido di piacere lungo la schiena. Lo sapevo cosa voleva. “Vado a farmi una doccia” disse, “prepara tutto come sai”.

Nelle lunghe serate d'inverno, quando fuori pioveva e faceva freddo, le piaceva guardare la tv o ascoltare musica tenendomi completamente nuda sul divano, appoggiata sulle sue gambe, a pancia in giù in modo da avere il mio culetto completamente esposto e a sua disposizione. Ci giocava a lungo, sfiorandolo delicatamente, aprendolo oscenamente, infilando le dita tra le mie cosce. Io mi rilassavo, con gli occhi chiusi, e sentivo le sensazioni di calore e di eccitazione del mio corpo.

Sapevo che il mio corpo la eccitava e ne approfittavo, attirando su di me le sue coccole. Questo trattamento finiva solo quando lei sentiva i miei sospiri di piacere, e la mano inumidirsi del mio succo.

In Estate, però, era diverso. Per alcuni versi più eccitante, perché si poteva stare nude senza paura del freddo o di raffreddori. Preparai la tavola, come piaceva a lei. Io mi misi seduta sul tavolo, le gambe completamente aperte e i piedi su due sedie, una a destra e una a sinistra. Tra le mie gambe il piatto di purè preparato con infinita cura. La sua sedia proprio davanti a me. Avrebbe cenato con la mia fica completamente aperta al suo sguardo.

Finalmente uscì dal bagno, indossando un top e un pantaloncino comodi. Si sedette davanti a me. “Brava” disse, “ma non ti vedo bene, spalanca di più le cosce”. Io afferrai le mie gambe e me le spinsi all'esterno, aprendo al massimo la fica. “Adesso si” disse, “devo guardarti fino in fondo” ed iniziò a leccare il cucchiaio col puré. Io ormai ero al massimo dell'eccitazione, avevo paura di godere lì, sul tavolo, cercai di non pensarci ma il fiato era diventato corto. “Prendimi” esclamai con la voce rotta, “prendimi adesso ti prego, fammi tua”. Lei mi guardò negli occhi con uno sguardo deciso. Mi prese in braccio come una bambina e mi buttò sul letto. “Stasera ti voglio più bene delle altre sere, lo sai ?” disse, “voglio che tu sappia che qualunque cosa possa succedere tra di noi, io sarò sempre qui per te. Anche se la vita ci porterà lontano, anche se ci lasceremo, io ti sarò sempre vicina col cuore. Non ti dimenticherò mai, Giada, qualunque cosa succeda”.

Le lacrime iniziarono a solcare le mie guance. La amavo in un modo che le parole non possono spiegare. Si spogliò, mi guardò ancora una volta ed esclamò: “E adesso lasciati mangiare, che ho fame di te”.

Giada Alessandra Nefertiti Grace